DEPROGAMMATORI
di Francesca Cangini
“Diceva che le sue parole venivano dalla bocca di Dio e che la mia unica possibilità era unirmi a loro. La pandemia stava cambiando la mia vita, non uscivo più di casa, troppo rischioso con un tumore. Avevo paura”.
Era il 2020 quando Anna ascoltò il primo video su YouTube di Joseph. “Abbiate fede e sarete salvati, diceva, e l’unica cosa che pensavo era che avevo bisogno di essere salvata”.
Anna è una dei 500.000 iscritti che ogni giorno guardano e commentano i video e i post caricati da Joseph nelle sue piattaforme social. E Joseph è uno dei tanti influencer della cristianità che dal 2020 proliferano sui social. Un immenso self service dell’anima dove guru, illuminati, messia e anticristi proclamano miracoli e guarigioni, costruiscono templi virtuali, dicono messa in diretta Zoom, ingaggiano battaglie intellettuali, o fanno pubblicità e marketing religioso. E migliaia di fedeli collegati dai cinque continenti pregano davanti ai monitor, organizzano comunità religiose su Whatsapp o Facebook e discutono di fede nelle mailing list.
Quanti sono gli adepti nelle sette? Le stime sono tutte indicative ed estremamente fluttuanti, ma, attualmente, i dati ufficiali parlano di circa 30 milioni di seguaci nel mondo. In Italia, secondo i dati riportati dall’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici sono 700 i gruppi locali, con circa, in totale, un milione di fedeli.
“Cercavano qualcuno che come me era perso e che aveva bisogno di qualcosa a cui appartenere, a cui credere e dare speranza. Improvvisamente un gruppo di persone si sono preoccupate per me e mi hanno fatto sentire importante, con la mia fede avrei cambiato il mondo.” racconta Anna.
Di fronte ai loro problemi i leader carismatici a capo delle sette si presentano come l’arca di Noè: solo con loro sei salvo, solo seguendo le loro parole puoi liberarti dal peccato, solo seguendo i loro rituali sei al sicuro dalle minacce che incombono sull’umanità. Una sorta di alchimia soprannaturale che alla fine trasforma il dolore nella forza necessaria per superare le difficoltà e liberarsi dal peccato.
La convinzione che i disastri naturali e le crisi economiche vengano inviati per mettere alla prova la fede degli uomini virtuosi e punire i malvagi non solo offre una motivazione per ciò che accade, ma anche un modo per proteggersi: se preghi, se sei fedele, se credi, se fai ciò che ti viene chiesto allora puoi salvarti. Un’idea piuttosto diffusa se consideriamo che il 44% degli americani ha visto nella pandemia da coronavirus e nel tracollo economico un campanello d’allarme alla fede e un segno del giudizio di Dio, secondo quanto riportato da un sondaggio condotto da McLaughlin & Associates. E che, secondo il New York Times circa il 40% degli americani adulti crede che entro il 2050 avverrà l’apocalisse, Gesù tornerà nel mondo portando salvezza dopo questo lungo periodo di distruzione.
“Le persone hanno sempre avuto bisogno di spiegare gli effetti devastanti delle malattie, delle condizioni che hanno portato alla morte o allo star male delle persone intorno a loro” spiega Bastian Brock, professore di Psicologia dell’Università di Melbourne. Per questo, nella storia, le sette sono nate dopo periodi difficili, per portare risposte quando ce n’era più bisogno. “Conosciamo le risposte” dicono, e questa conoscenza si dimostra un antidoto efficace.
“Dopo aver seguito i primi video su YouTube sono stata contattata da un reclutatore. Era gentile, mi ascoltava, mi faceva domande. Poi ha iniziato a dirmi che se avessi smesso di seguirli sarei stata punita da Dio, che il mondo era malvagio e che dovevo stare sotto il suo volere per essere protetta.”. Anna spiega come una setta sia un vertice di corrente che ti trascina, all’inizio la scelta di immergersi nel torrente è libera e consapevole, ma poi entri in un vortice e ne vieni trascinato.
Durante i primi mesi il neofita viene contattato da molti reclutatori con messaggi carichi di affetto e stima per far sentire il nuovo arrivato in un’atmosfera amichevole e serena in cui è accettato e amato. I nuovi membri si trovano all’improvviso in un gruppo che appare come una vera famiglia, così, sedotti dalla promessa di felicità accettano di far parte di questi gruppi. I primi mesi di vita nella setta trascorrono come in un sogno, ma una volta che le reclute sono ben inserite vengono sollecitate ad adottare le nuove idee, le pratiche e i comportamenti approvati dal culto. Durante questa fase di “riforma del pensiero” l’intento è sopprimere unicità e creatività, incoraggiando invece, obbedienza e conformità. Gli unici libri da leggere sono quelli approvati dalla setta, e molto spesso scritti dal leader, una breve lista riporta i film consentiti, le persone che si possono ascoltare, le applicazioni che si possono utilizzare. Il fedele inizia a parlare con il linguaggio del gruppo, cambia la sua quotidianità, scandita dai rituali imposti e, soprattutto, cancella le precedenti relazioni sociali.
“I parenti vi criticano? Allontanatevi da loro, ci consigliava. E io obbedii: mi vestivo come mi dicevano loro, abolii la carne dalla mia dieta, meditai, versai soldi per il movimento. Mi diceva che potevano controllare il mio telefono e la mia attività in rete, che vedevano a chi e cosa scrivevo, quali siti visitavo, che sentivano le mie chiamate. E come loro sapevano, anche Dio sapeva e se avessi trasgredito sarei stata una peccatrice e condannata come tale.”.
Tutte le sette si basano su una forte dualità a livello sociale: da una parte un’umanità illuminata, che segue le regole e sarà salvata, dall’alta coloro che non sposano i loro ideali e quindi sono peccatori. Le linee di disciplina di questi gruppi si trasformano così in linee socio-politiche a tutti gli effetti. Il concetto di opposizione democratica e di uguaglianza decadono: si è uguali soltanto all’interno del gruppo, chiunque ha idee in contrasto è diverso e sbagliato. Per mantenere l’armonia e raggiungere la salvezza, il diverso deve essere escluso, o molte volte ucciso, finendo per impersonificare il fondamentale ruolo di capro espiatorio, monito per tutti coloro che all’interno del gruppo sviluppano pensieri alternativi alla regola.
“Il mondo era diventato bianco e nero. Era buono e cattivo. Dicevano che Satana avrebbe sempre cercato di invadere i nostri cuori puri. Poiché noi eravamo i soldati di Dio e questo faceva sì che il male volesse attaccarci costantemente. Il male si nascondeva dietro a qualunque cosa: le notizie in tv, gli amici che non ci capivano, le tentazioni, i pensieri scettici...”.
Il diffondersi di “nuove religioni” e sette è un fenomeno tipico dei momenti storici di transizione. Cosa c’è di diverso adesso? Internet. Oggi questo strumento permettere di trascendere la definizione geografica di comunità portando a un aumento esponenziale del numero delle persone che una setta può coinvolgere, in tutte le parti del mondo.
Sono tante le sfaccettature della spiritualità delle sette su Internet. C'è chi si limita a utilizzarlo come “vetrina” che permette di segnalare le attività, pubblicizzare libri e dare informazioni pratiche. Altri invece organizzano e mantengono la propria spiritualità mettendo in connessione tra loro fedeli lontani, sollecitando finanziamenti o dispute dottrinali, ma continuano comunque a organizzare riunioni fisiche tra i fedeli geograficamente vicini. Infine ci sono le sette che ritengono che Internet sia un luogo sacro, veicolo di spiritualità, entità metafisica: digitare sulla tastiera, osservare il monitor vuol dire creare uno spazio di meditazione, far parte di un flusso mistico. Così, per i tecno-buddisti, la Rete sarebbe la manifestazione fisica del terzo occhio, quello della conoscenza, e, secondo i culti ecologico-spirituali, il cyberspazio sta diventando Gaia Elettrica, il sistema nervoso del pianeta che diventa cosciente di sé attraverso ciò che gli individui caricano in rete.
Il principale social che i reclutatori utilizzano per diffondere la loro dottrina è YouTube. Il motivo di ciò è da ricercarsi nella selezione algoritmica dei video che si succedono uno dopo l’alto, portando quasi naturalmente a vedere video sempre più estremi, radicali e complottisti. Come succede con i social network che promuovo l’engagement, YouTube è stato studiato per creare dipendenza: accedi per vedere un video e finisci per rimanerci mezza giornata. Il problema è che più video guardi più l’algoritmo del social ti consiglia contenuti sempre più estremizzati.
Vani sono stati i tentativi del 2020 di YouTube di bannare i video complottisti e radicalizzanti. Tra il 2021 e gennaio 2022, secondo i dati riportati dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, l’80% dei video caricati trattava temi estremisti, disturbanti o pericolosi. YouTube per continuare ad esistere deve accettare questo tipo di contenuti. Ma essi stanno contribuendo a radicalizzare una fascia di popolazione che, altrimenti, non sarebbe mai entrata in contatto con materiale di questo tipo.
“Certo, uscirne è stato difficile, ma più difficile è stato sopravvivere alla paura e ai sensi di colpa. Non sapevo più chi ero, in quei due anni ero stata discepola di Cristo, e basta, di me, di mio non era rimasto niente. Mi era stato detto quale musica ascoltare, quale abbigliamento indossare, come fare i capelli, come vedere il mondo in ogni aspetto. Io chi ero? Quale musica mi piaceva? Il mio colore preferito? Come passavo il tempo? In cosa credevo?” conclude Anna.