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IL LOCKDOWN DEL SESSO 

di Chiara Godino 

 

A pochi passi dalla stazione di Milano Centrale, al terzo piano di un condominio signorile, una ragazza abbassa le tapparelle della stanza da letto, nonostante siano le undici di mattina e fuori ci sia una fitta nebbia. 

Accende la luce della camera e comincia a truccarsi velocemente: matita nera intorno agli occhi, un filo di mascara e tinta labbra rossa.

Mentre apre il pc e accende la webcam, si sistema i lunghi capelli guardandosi allo specchio appoggiato al termosifone.

“Ehi, ciao Guido!” urla mentre si infila i tacchi “Un minuto e sono subito da te”, aggiunge sorridendo, e si dirige verso la porta per chiuderla a chiave. 

Lo spogliarello dura 30 minuti. L’incasso è di 90 euro.

 

Margherita ha venticinque anni, studia filosofia all’università e da circa due anni è camgirl, ossia si esibisce in spettacoli erotici e pornografici raggiungendo i clienti attraverso la telecamera collegata ad internet. Guido è un frequentatore abituale, la contatta quasi ogni settimana e lo scorso mese le ha anche inviato dei fiori a casa, in occasione del suo compleanno. Niente a che vedere con le borse di Chanel e le Manolo Blahnik che riceveva anni fa.

Margherita ha cominciato a esercitare questa professione dopo la fine dell’emergenza Coronavirus e insieme a lei, molte sue compagne di università. “Avevo lasciato il curriculum a bar e ristoranti prima di intraprendere questo percorso, ma appena chiedevo se cercavano personale, mi ridevano in faccia. Dopotutto molti locali erano stati costretti a licenziare a causa della crisi economica, non potevo avere grandi aspettative…”

 

La scelta di tornare a lavorare come sexworker non è stata difficile da accettare perché per quattro anni Margherita è stata escort di lusso. I suoi genitori non l’hanno mai aiutata economicamente da quando è diventata maggiorenne e così è stata costretta a cercarsi un lavoro fin da subito. “Fortunatamente mi hanno lasciato un bel visino, una quarta di reggiseno e un fisico asciutto!” dice ridendo. In effetti dimostra meno di venticinque anni.

“Ciò che mi manca di più è viaggiare, c’erano mesi in cui trascorrevo i weekend tra Parigi, Montecarlo e Ginevra, in ristoranti lussuosissimi, il più delle volte seduta al tavolo con dirigenti di aziende, calciatori o uomini dello spettacolo. In molti mi contattavano solo per accompagnarli ad una cena importante, per fare colpo sul capo o per concludere affari. Erano convinti che non capissi nulla, invece ascoltavo e mi divertivo. Ho sempre avuto clienti benestanti, fortunatamente erano pochi gli adolescenti che potevano permettersi una notte con me, erano i peggiori a scopare perchè sublimavano il sesso nei manga e nei videogiochi. Chissà se sono migliorati.”

 

Gli affari andavano quindi alla grande per Margherita fino a quando non è comparso il Covid-19. Il protocollo di prevenzione del virus ha determinato l’allontanamento sociale e di conseguenza meno occasioni di contatto corporeo, in evidente contrasto con la natura e il comportamento umano, e così si è venuta a creare la paura di essere contagiati e il conseguente allontanamento sociale. 

“I clienti erano timorosi di incontrarmi e a poco a poco li ho persi tutti” mi dice accennando un sorriso. Anche quando il rischio di trasmissione del virus è diminuito, questa abitudine è un po’ rimasta. “Prima il preservativo era sufficiente, adesso alcune colleghe si sono accontentate di pretendere il test del cliente prima di fare sesso, altre nemmeno quello, io ho preferito non rischiare” conclude Margherita.

 

Il sesso si è così spostato online, il sexting è aumentato soprattutto tra i giovani già nel decennio precedente, in seguito alla diminuzione dell'attività sessuale a causa degli schermi degli smartphone e delle pressanti sirene dell’ambizione lavorativa, sono sorte delle comunità online per uomini che vogliono praticare l’auto-fellatio e si è così ridotta la necessità (e quindi la frequenza) degli incontri di persona e la possibilità di perdersi in relazioni affettivamente complicate. Già nel 2015 un sondaggio del Centers for Disease Control and Prevention aveva rilevato che la percentuale di studenti statunitensi delle scuole superiori che avevano avuto rapporti sessuali era scesa dal 54 al 40%, ma il ritiro dal sesso non è un fenomeno esclusivamente americano. Un lungo articolo del The Atlantic del 2018 mostrava la situazione analoga in altri paesi: in Gran Bretagna, il National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles, aveva riferito che nel 2001 le persone di età compresa tra i 16 e i 44 anni facevano sesso più di sei volte al mese in media. Entro il 2012, il tasso era sceso a meno di cinque volte. Lo studio finlandese "Finsex" ha riscontrato un calo della frequenza dei rapporti sessuali, insieme a un aumento dei tassi di masturbazione. Nel frattempo la Svezia, che non aveva fatto uno studio nazionale sul sesso da vent’ anni, aveva registrato che anche i suoi cittadini stavano facendo meno sesso. In Giappone, nel 2005, un terzo dei single dai 18 ai 34 anni erano vergini, nel 2015, la stessa fascia di età, aveva raggiunto il 43% ed era anche aumentato il numero di persone che affermava di non avere intenzione di sposarsi. 

 

Così il settore tecnologico che stentava a partire ha registrato un’esplosione e nel 2020 c’è stato un boom di invenzioni: in Giappone è stato progettato un guanto cibernetico comandato da un joystick o tramite tastiera per toccarsi a vicenda e masturbarsi reciprocamente in cam, in Svezia l’azienda LELO ha creato una nuova versione del simulatore per sesso orale per i piaceri femminili. Il primo robot, Harmony, parla, impara e non dice mai di no. Costa 15 mila euro ma evita malattie. La bambola è personalizzabile ed esiste solo per rendere il suo compagno felice: sorride, sbatte le palpebre e aggrotta le sopracciglia. Può tenere una conversazione, raccontare barzellette e citare Shakespeare. Ricorda il tuo compleanno, cosa ti piace mangiare e i nomi dei tuoi fratelli e sorelle. Ha un’opinione su musica, film e libri. E, naturalmente, Harmony fa sesso. 

“Sembra assomigliare a me, non trovi?” mi domanda Margherita ridendo.

L’azienda che l’ha progettata, la RealDoll, si dice soddisfatta del risultato, l'intelligenza artificiale consente al robot di imparare ciò che il suo proprietario desidera e piace. Harmony è stata immaginata per essere la compagna perfetta: docile e sottomessa, costruita come una porno star e sempre disponibile sessualmente. Purtroppo non cammina. "Il mio obiettivo, in modo molto semplice, è rendere felici le persone", ha detto McMullen, il progettista. “Ci sono diverse persone là fuori, per una ragione o per l'altra, che hanno difficoltà a formare relazioni tradizionali con altri individui. Si tratta davvero di dare a quelle persone un certo livello di compagnia - o l'illusione di questa. " 

 

L'industria della tecnologia del sesso ha poco più di un decennio, ma si stima che valga già 30 miliardi di euro, in base al valore di mercato delle tecnologie esistenti come giocattoli sessuali intelligenti che possono essere gestiti in remoto, app per trovare partner sessuali e porno in realtà virtuale. Creare una relazione appagante con un pezzo di silicone freddo e silenzioso richiede uno sforzo così fantasioso che probabilmente le bambole del sesso saranno sempre un gusto di minoranza. Ma una relazione con un robot che si muove e parla, dotato di intelligenza artificiale in modo che possa ascoltarti e imparare cosa vuoi che sia e faccia, è una proposta molto più commerciabile. Molte persone sono sole e non sono riuscite a superare la paura di contrarre il virus. “Alcune fra queste sono anziane e hanno perso il partner o sono arrivate ​ a un punto in cui gli appuntamenti non sono fattibili per loro", prosegue McMullen. "Vogliono sentire che quando tornano a casa alla fine della giornata hanno qualcosa di bello da vedere di cui possono prendersi cura.”

 

Kathleen Richardson, docente di etica e cultura del robot, afferma che disporre di un robot sessuale è paragonabile a possedere uno schiavo: gli individui saranno in grado di prendersi cura solo di se stessi, l’empatia umana sarà erosa e i corpi femminili saranno ulteriormente oggettivati e mercificati.

Considerato che il sesso con i robot non è un'esperienza reciproca, l’invenzione è parte della cultura dello stupro secondo la studiosa, perché siamo così intrattenuti dall'idea di un partner sessuale robotico, che non siamo riusciti a porre domande fondamentali. Il sesso è un'esperienza di esseri umani - non corpi come proprietà, non menti separate, non oggetti; è un modo per noi di entrare nella nostra umanità con un altro essere umano, concludono.

La diminuzione dell’attività sessuale è anche dovuta all’ansia che le persone provano nei confronti del loro aspetto fisico, in particolare, l’immagine del corpo femminile: questo viene rappresentato come magro, bianco, tonico, con un seno grande e delle gambe lunghe, non disabile. Ma stranamente non è quello che sembrano i corpi della maggior parte delle donne. L’ideale mediatico illustrato è così potente e così onnipresente che le donne si trovano comunque a confrontare il proprio corpo con il modello e lo desiderano. 

I risultati sono devastanti da decenni: un rapporto del 2014 ha rilevato che le bambine di appena cinque anni si preoccupano delle loro dimensioni e del loro aspetto e che una bambina su quattro di sette anni ha provato a perdere peso almeno una volta. E come mostrano i risultati del sondaggio, una preoccupazione per l'immagine del corpo colpisce le donne per tutta la vita, non solo in gioventù, provoca scarsa fiducia sul lavoro e negli ambienti sociali. Da un paio di anni, si dice che la carenza di sicurezza nel corpo sia in aumento anche tra gli uomini. Non c’è da meravigliarsi allora se non stiamo facendo sesso, poiché abbiamo paura della nostra stessa ombra. L’epidemia ha certo cambiato il modo in cui stiamo insieme, ma il problema risiede anche nella società stessa: è da anni che ripetiamo che dovremmo smettere di giudicare le persone dal loro aspetto. 

 

“Quello che secondo me più conta è ottenere liberazione sessuale” afferma convinta Margherita, “Il sesso virtuale è essenzialmente la masturbazione assistita, e per molti è l’unica esperienza sessuale “condivisa” che possono avere in totale sicurezza in questi tempi strani. La nostra salute fisica ed emotiva dipende da questo. Bisogna solo essere consapevoli che a lungo andare può trasformarsi in una dipendenza o in una frustrazione, perché col tempo ci lascia affamati da un vero contatto fisico. Ma fintanto che verrà trattato come un’alternativa temporanea e non un'abitudine, i suoi effetti distruttivi sulla vera vita sessuale non emergeranno.” 

Attendiamo fiduciosi la fine del lockdown del sesso. Dal vivo, s’intende. 

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